Ho letto recentemente 'La solitudine dei numeri primi' di Paolo Giordano, vincitore del Premio Strega.
In 249 pagine, l'autore descrive la vita di alcuni ragazzi: Viola, Denis, Alice e Mattia. Da quando sono piccoli a quando diventano adolescenti e le loro vite si intrecciano inevitabilmente. Frequentano la stessa scuola, inizialmente non si conoscono, fin quando una festa non sembra cambiare i loro rapporti.
Ma ognuno di loro ha dentro di sè segreti e demoni che cercano a tutti i costi di nascondere. Alice è anoressica, Mattia autolesionista, Denis è gay e si vergogna tremendamente di questa cosa, e Viola.. be' Viola è insicura, incapace di fidarsi di stessa e di chi la circonda, vive nell'ombra della sorella maggiore dalla quale prende spunto per raccontare tutte le sue 'avventure amorose' alle sue amiche.
Il libro si concentra soprattutto su due personaggi: Alice e Mattia.
Entrambi odiano la vita e loro stessi, e affrontano giornalmente i demoni del loro passato. Instaureranno un rapporto forte e duraturo che però non andrà mai oltre la semplice amicizia perché, si sa, alcune persone non sono destinate a stare insieme. Eppure i due, nonostante si incontrino in più momenti della loro vita, si separeranno definitivamente e troveranno le loro strade.
Nonostante 'la solitudine dei numeri primi' possa sembrare come l'ultimo di una lunga serie di romanzi d'amore, non lo è davvero. L'autore, infatti, è stato capace di rendere protagonisti i singoli personaggi e le loro difficoltà, e non la relazione tra Mattia ed Alice.
Grazia a questo libro, gli adulti potranno ricordare com'è avere 15, 16 anni e gli adolescenti potranno capire che dopo il liceo c'è una vita e che non finisce tutto dentro le quattro mura delle superiori.
Il lessico è semplice, anzi fin troppo semplice, non è ricco e vario, anzi, le espressioni e i termini utilizzati sono di uso quotidiano e tipici del parlato. Del parlato, per l'appunto, quindi un 8/10 per il contenuto del libro ma un 4/10 per l'italiano utilizzato che forse sarebbe dovuto essere curato un po' di più. Tuttavia si capisce che Giordano ha utilizzato intenzionalmente questo tipo di lessico poiché viene visto come la 'lingua dei teenager'. A mio parere, non è stata la migliore delle scelte perché si tratta pur sempre di un libro.
In fine, che dire?
Si, mi è piaciuto, è un libro che fa riflettere su vari temi: il destino, la malattia mentale, l'autostima ed il passaggio dall'essere ragazzi ad essere adulti. Eppure sarebbe potuto essere scritto meglio, è sorprendente, sotto questo punto di vista, che sia arrivato a ricevere il Premio Strega.
É stato il mio libro preferito per anni, ma dubito che lo sarebbe ancora se lo rileggersi ora :(
RispondiEliminaIl tempo cambia i nostri gusti e le nostre preferenze. Prova a rileggerlo per vedere come va. Si sa, si cresce e le cose cambiano.
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