domenica 17 marzo 2019

RECENSIONE ‘la storia di Iqbal’ di Francesco D'adamo


Buongiorno lettori!
Oggi vi parlo di un libro molto speciale: ‘la storia di Iqbal’ dell'autore milanese Francesco D'adamo.

Trama: Iqbal è uno dei tanti bambini e ragazzi che è costretto nel suo luogo di nascita a lavorare diverse ore al giorno per ricevere nulla, se non eventuali pasti. Un giorno, dalla finestra di casa sua Iqbal riesce ad intravedere il mondo esterno e riuscirà prima o poi a ritrovarsi in una manifestazione contro il lavoro minorile ed è in quel preciso instante che Iqbal capirà che non è il solo a lavorare ingiustamente dall'alba al tramonto.
Scappa via, si unirà all'organizzazione che aveva messo in piedi la manifestazione e da quel momento in poi combatterà per i diritti di tutti i bambini. Nel suo viaggio incontrerà Fatima, bambina che come lui è costretta a lavorare duramente e che sarà salvata proprio dall'amica.

Iqbal è un bambino realmente esistito, la sua è una storia vera che purtroppo, così come accade nel libro, non finirà bene perché per coloro che decidono di dire no alle ingiustizie c'è sempre qualcosa che andrà storto. Iqbal morirà dopo aver ricevuto dei colpi d'arma da fuoco. Il suo messaggio, però, non morirà con lui e ancora adesso tutti ricordano questo bambino che nonostante la giovane età, ha già affrontato tanto. 

Grazie all'autore, D'adamo, ho conosciuto la storia di Iqbal che mi ha colpita, perché leggere di un bambino di soli 12 anni che lavora dalla mattina alla sera è sconvolgente.
 Ho trovato astuto da parte dell'autore la mossa di inserire nel libro personaggi inventati, come Fatima, per raccontare la storia di Iqbal.
Il modo di raccontare è semplice e l'autore ha fatto sì che i bambini parlassero il più possibile quindi ovviamente il tipo linguaggio usato è elementare, per questo, maestre ed insegnanti delle medie, fate leggere questo libro ai vostri alunni. È leggero ma porta con se un forte messaggio che va conosciuto.
D'altro canto il lessico usato proprio non mi è piaciuto; come ho detto, parlano dei bambini quindi il lessico è semplice ed adatto ai protagonisti, ma per una persona come me, sempre pronta a leggere storie difficili, leggere parole 'facili' mi ha un po' infastidita. La penso in questo modo perché trovo assurdo che una storia di questa portata sia stata 'semplificata' dal linguaggio usato che non le fa onore. Ripeto però che questa scelta è giustifica dai protagonisti, che sono appunto dei bambini, poi il risultato può piacere o meno.
E voi lettori cosa aspettate a leggerlo? Iqbal e la sua fatica meritano di essere conosciuti!


Voto: 3/5.

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